Aggiunte al catalogo di Antonio Cifrondi (1656-1730)

Nel 1982 usciva la grande monografia che Paolo dal Poggetto dedicava al pittore bergamasco Antonio Cifrondi.

Prolifico artista il nostro aveva lavorato prevalentemente nella Bergamasca e nel Bresciano, con opere di soggetto sacro che profano. Le sue pitture sacre rientrano nel diffuso stile lombardo tardo seicentesco , mostrando un pittore di discrete qualità, anche se oggi il Cifrondi è apprezzato soprattutto per le sue realizzazioni di soggetto profano, realizzate secondo uno stile personalissimo che, a pieno titolo, lo collocano tra i pittori lombardi della realtà.

Il Cifrondi ebbe una straordinaria carriera basata dalla sua “prontezza” nel dipingere. Lo stile compendiario messo a punto dal nostro unisce infatti rapidità e destrezza, capacità di sintesi ed abilità esecutiva, colore liquido e pennellate veloci.

In questo studio ci interessa in particolare la sua attività profana: quelle figure originalissime che sono solo sue e che permettono di riconoscerlo immediatamente. Questo particolare settore si è arricchito di diverse opere, emerse da recenti studi e mostre a lui dedicate[1].

Alcune di queste figure sono spesso accompagnate da frasi o motti che richiamano valori morali: si vedano ad esempio la serie dei “vecchi”, dei “mendicanti” e in alcune figure allegoriche, tutte opere realizzate in età matura, intorno agli anni 1710-1720, opere accomunate non solo dalla ricorrente presenza dei moniti di carattere allegorico-morale, ma anche dalla modalità del comporre, con le figure inquadrate di ¾ emergenti da sfondi monocromi. Si veda ad esempio il “Viandante con la lanterna “( o Diogene?) in collezione privata, dipinto intorno al 1715. Si tratta di uno dei suoi più famosi quadri di soggetto profano già presente nella mostra del 1953 dedicata da Roberto Longhi ai “Pittori della realtà” e poi studiato più approfonditamente da Calegari[2] .

Già il Tassi, a fine Settecento, nella sua opera sui pittori bergamaschi, sottolineava la novità e l’originalità delle sue figure profane, citando ad esempio il “Vecchio sotto la neve” della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia[3].  In questa pinacoteca si conserva una “Allegoria del silenzio” con il motto “ Aut bene aut nihil”,  quasi certamente realizzato per un convento bergamasco: infatti l’ “Allegoria del Silenzio” era un soggetto tipico presente all’ingresso della “clausura” degli edifici monastici.  La stessa provenienza deve avere anche una tela sempre raffigurante l’“Allegoria del Silenzio”, definita “TAS” nel Giornale delle spese di Giovanni Maria Pedrocchi da lui acquistata nel 1819 : “ tre quadri di estro rappresentanti TAS, una testa e Proverbi”, quest’ultimo non identificato[4] .

Siamo all’indomani della fine della Repubblica Cisalpina, durante la quale Napoleone aveva ordinato la soppressione di numerosi conventi. Questo aveva fatto sì che un gran numero di arredi e opere d’arte, aveva invaso il mercato. E’ logico quindi supporre che il quadro, comprato da Giovanni Maria Pedrocchi, provenisse da un convento della città che il nostro frequentava spesso per i suoi affari.

Il “TAS”, databile circa 1710-1715, raffigura un giovane a ¾ di figura che, con il dito indice sulla bocca, invita a tacere.  La tela mostra una rara capacità di presa naturalistica e di immediatezza espressiva, una pittura di getto, quasi monocroma, data su una tela povera di preparazione. Il confronto stilistico con opere note del Cifrondi, poiché Giovanni Maria Pedrocchi non cita il nome dell’autore, è decisamente probante per la sua attribuzione attribuzione.

Il secondo dipinto, definito semplicemente “testa”, raffigura il Ritratto del beato Giovanni Marinoni, a mezzo busto, coperto da piviale, su fondo neutro. Morbida la pennellata con cui è realizzato il bel volto sereno del personaggio nato a Venezia nel 1490 da genitori di Cerete, paese vicino Rovetta, patria di Giovanni Maria. Appartenne al nuovo Ordine dei Chierici Teatini e fu compagno dello stesso fondatore san Gaetano da Thiene. Il suo culto ebbe inizio già all’indomani della sua morte, avvenuta a Napoli nel 1562 e, nonostante non fosse mai vissuto nella Bergamasca, la devozione verso questo grande figlio della terra veneta, è stata sempre forte. Due suoi ritratti si conservano nella chiesa del paradiso e nella basilica di Santa Maria Assunta a Clusone. Il nostro dipinto, stilisticamente attribuibile con certezza alla mano di Antonio Cifrondi e databile ai primi anni del XVIII secolo, deriva da una singolare stampa incisa da Giovanni Contarini, che si conserva a Milano nella Civica Raccolta Stampe Bertarelli. Questa incisione e il quadretto Pedrocchi sono gli unici esempi di questo tipo di fisionomia, probabilmente veneta perché di norma i dipinti che lo ritraggono mostrano sempre un volto emaciato. Si può ipotizzare che il Pedrocchi lo avesse comprato a Rovetta dove tuttora esiste il palazzo Marinoni appartenuto alla sua famiglia di origine.

Forse appartenuto al padre di Giovanni Maria in quanto non compare nel suo Giornale delle spese, è il delizioso quadretto raffigurante San Giuseppe nell’atto di deporre nella culla il Bambino Gesù. Siamo di fronte ad un’iconografia decisamente singolare, probabilmente richiesta dal committente per un’opera di devozione privata, dove il vero soggetto è un inno alla dolcezza e all’amore paterno.  Come di consueto, in questi anni di inizio Settecento, la tecnica pittorica del Cifrondi mostra la solita pennellata veloce e sciolta; dal fondo, illuminato dall’alto dalla luce divina, emerge la figura del vecchio Giuseppe, con un’ampia veste e largo mantello giallo. Un vero esempio di “natura morta” è la culla con coperta e lenzuolo, del tutto uguale a quelle presenti nelle case borghesi dell’epoca.

Tutti i tre dipinti si trovano nella collezione degli eredi Pedrocchi.

Allegoria del silenzio
Allegoria del silenzio
San Giuseppe con il Bambino Gesù
San Giuseppe con il Bambino Gesù
Il Beato Giovanni Marinoni
Il Beato Giovanni Marinoni


[1] Cifrondi “pittore fantastico”, a cura di E. De Pascale, Bergamo 2023, con bibliografia precedente.
[2]   I pittori della realtà in Lombardia, c.m. a cura di Roberto Longhi, Milano 1953. G. Calegari, in L’anima e il volto. Ritratto e fisiognomica da Leonardo a Bacon, (p. 347) c.m., a cura di F. Caroli, Milano, Palazzo Reale 1998.
[3]  F.M. Tassi, Antonio Cifrondi in Vite de’ Pittori, Scultori e Architetti Bergamaschi, Bergamo 1793.
[4] A.M.Pedrocchi, ol Feròs Giovanni Maria Pedrocchi un borghese bergamasco tra ‘700 e ‘800, Clusone, edizioni Circolo Culturale Baradello, 2013, pp. 137-139.