Lo straordinario bassorilievo in argento, conservato nel museo della Chiesa del Gesù in Roma, raffigura la Visione miracolosa di S.Maria Maddalena de’ Pazzi del naufragio di Ignazio Azevedo e compagni, in partenza per il Brasile nel 1570. Si tratta di un grande episodio nella storia missionaria della Compagnia di Gesù. Al centro dell’ovale è rappresentato il naufragio della nave San Giacomo assalita dal galeone di Jacques Sourie, pirata francese ugonotto, al servizio di Giovanna d’Albret, regina di Navarra. Il bastimento doveva portare in Brasile quaranta giovanissimi missionari, guidati da P. Ignazio de Azevedo (1526-1570). fig.1 fig. 1 M.Gamberucci, I quaranta martiri del Brasile, 1669 c.
Il fatto avvenne a largo di San Miguel de Tazacorte, nelle Isole Canarie. Questa missione era legata alla diffusione del culto della Salus Populi Romani , propugnato da Francesco Borgia.(1) La sacra immagine mariana era stata inviata in Spagna e Portogallo da papa Pio V; di essa se ne erano tratte copie tuttora conservate nel Collegio di Coimbra, nel Collegio di S.Antonio a Lisbona e nel Collegio di Evora. Secondo la tradizione , oggi rifiutata, sarebbe stata S.Teresa d’Avila, che tra i martiri aveva il cugino Francesco Pèrez Godoy, ad avere la visione della tragedia. Gli studi più recenti confermano invece che fu S. Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607).(2)
Il processo di canonizzazione dei quaranta martiri, fortemente voluto dalla Compagnia di Gesù, iniziò a Coimbra nel 1628; con il permesso di papa Gregorio XIII tuttavia si potevano già venerare le loro immagini, pratica poi sospesa nel 1623 da Urbano VIII.
Nel 1669 era a Roma ,per la causa di beatificazione, il portoghese P. Antonio Vieira; nel 1670 usciva a Roma un “ristretto” presentato alla Congregazione dei Riti da Claudio Bouvilard, procuratore della causa. Nel 1671, nelle carte dell’archivio della Postulazione di Roma si parla della futura canonizzazione.
Nel 1702 il re del Portogallo, la regina d’Inghilterra Beatrice (cattolica) e Filippo V di Spagna sollecitavano la canonizzazione, ancora in fieri .
Nel 1744 usciva a Madrid la “Relacion del martyrio de los quarenta martyres de la Compania de Jèsus:vida del venerable Martyr P. Ignacio Acevedo”, scritta da P. Antonio Cabral. L’anno successivo P. G. Cordara scriveva un’altra “vita” con dedica a S.Maria Maddalena de’ Pazzi, beatificata nel 1626 da Urbano VIII e canonizzata nel 1669 da Clemente IX. (3) Nel 1742 Benedetto XIV aveva riconosciuto il martirio, ma la beatificazione avvenne soltanto nel 1854 durante il pontificato di Pio IX. I decenni successivi videro nascere nuove opere: già nel 1855 il pittore Giuseppe Bagnasco (1807-1882) dipingeva una tela per la casa professa di Roma, copiando l’antica incisione settecentesca del Pasquier (1718-1785) che si vede nella Gallerie illustrèe de la Compagnie de Jesus di Alfred Hamy, uscita a Parigi nel 1893.fig.2-3
fig.2 J.J.Pasquier, S.Maria Maddalena de’ Pazzi ha la visione dei quaranta martiri del Brasile, incisione,sec.XVIII
fig. 3 S.Maria Maddalena de’ Pazzi ha la visione dei quaranta martiri del Brasile, incisione, sec.XVII
L’iconografia sacra si impossessò presto del tragico evento: subito dopo l’acceduto, il fratello di Ignazio, Geronimo de Azevedo, commissionava il suo ritratto.(4) fig.4
fig. 4 Scuola portoghese, Ritratto di Ignazio de Azevedo, metà sec.XVIII
embra che già ante 1597, esistesse un dipinto loro dedicato, situato nel dormitorio del noviziato di S.Andrea al Quirinale. Questo quadro servì poi da modello per un’incisione di Johannes Bussemacher, nel 1609.fig.5
fig. 5 J. Bussemacher, I quaranta martiri del Brasile, 1609
Nel 1611 Matteo Greuter incideva il tragico evento raffigurando due grandi galeoni da cui vengono gettati in mare i giovani missionari, pubblicato da Louis de Richeome, nella sua “La peinture spirituelle” uscita a Lione nello stesso anno ad opera di Pierre Rigard .(5)
Nel 1629 Alessandro Algardi realizzava il bozzetto in terracotta dei quaranta martiri con Padre Azevedo nell’atto di mostrare la Salus Populi Romani , per una formella per l’altare di S.Ignazio al Gesù.(6)
Nel 1661 il Padre Generale Giovanni Paolo Oliva commissionava a Giacomo Courtois (1621-1676), entrato nella Compagnia nel 1657, una grande tela (m.203 x 305) che doveva ricordare il tragico naufragio, rappresentato come fosse una grande battaglia navale.E’ evidente che il pittore aveva tratto il soggetto dall’incisione di Greuter del 1611. La tela deve considerarsi il capolavoro dell’ultima attività del Borgognone. Si era nel pieno degli sforzi della Compagnia di Gesù per ottenere la beatificazione dei propri martiri.(7) L’opera rimase nella Casa Professa del Gesù fino al 1773, quando fu requisita negli anni della soppressione dell’Ordine, per poi passare in Vaticano e, nel 1843 al Quirinale, dove tuttora si trova.(8) Qualche anno dopo, forse lo stesso Padre Oliva, ordinava a Lazzaro Baldi (1624-1703) un quadro che doveva raffigurare P.Ignazio de Azevedo e compagni accolti in cielo che si può ammirare nel nel Museo del Gesù. (9) fig.6
fig.6 Lazzaro Baldi, I quaranta martiri del Brasile accolti in cielo, 1669
E’ noto che nel 1669 il Baldi , in occasione della canonizzazione della mistica fiorentina Maria Maddalena de’ Pazzi, realizzava diversi disegni della santa,per dipingerne la Gloria. Un piccolo quadro del Baldi di questo soggetto si conserva nel Palazzo Chigi di Ariccia e proviene dalla casa dell’artista dove è citato nell’inventario post mortem del 1703.(10) Sicuramente il soggetto, suggeritogli dalla Compagnia di Gesù, si concentra non tanto sul naufragio quanto sull’ascesa al cielo dei martiri accolti da angeli in volo che recano loro le palme, senza la presenza di S.Maria Maddalena de’ Pazzi. Il dipinto del Museo del Gesù è un’opera modesta, tipica della produzione dell’artista per le canonizzazioni seicentesche che, pur mostrando una costante attenzione a Pietro da Cortona, mostra un irrigidimento delle forme e un oscuramento della gamma pittorica. Per questa tela il Baldi eseguì uno studio preparatorio. (11)
In questo contesto storico e religioso, si colloca, alla fine degli anni ’60, il prezioso bassorilievo in argento (ovale, 51 x 42). Al centro, in lontananza, è raffigurato il naufragio mentre le anime dei martiri salgono al cielo. In primo piano a destra è l’immagine di S.Maria Maddalena de’ Pazzi nel momento in cui ha la visione del tragico evento, nel chiuso della sua cella. Purtroppo la mancanza di bolli sull’opera non permette di dare un nome certo al grande maestro argentiere che lo realizzò. L’autore aveva potuto basarsi, per il soggetto, sulle diverse immagini a stampa e ad olio in possesso della Compagnia di Gesù, committente del bassorilievo. In via ipotetica, per l’altissima qualità tecnica e stilistica del bassorilievo e per la conoscenza di opere , ricordate dalle fonti, si può fare il nome del maestro Marco Gamberucci, attivo a Roma dal 1656 al 1680, con bottega al Pellegrino, dove era subentrato allo zio Sebastiano. Nel corso della sua lunga carriera risulta aver ricoperto importanti incarichi all’interno dell’Università e Nobil Collegio degli Argentieri e Orefici di Roma. Nel 1656 ottenne il prestigioso titolo di “argentiere di Nostro Signore”, realizzando lavori per la cappella Segreta del papa, lavorando inoltre per i cardinali Francesco Barberini e Lazzaro Pallavicini. Negli anni 1665-1668 è presente nella sua bottega Giovanni Giardini, con il quale nel 1676 stipula una società per poi sostituirlo definitivamente nel 1680, quando il Gamberucci gli cede la bottega.(13) Nel 1656 riceve 1000 scudi ” a bon conto” per un servizio da tavola per il pontefice; nel 1660 esegue ” due conconi “per tenere gli Agnus Dei , che gli vengono pagati ben 5715,13 scudi. nel 1676, nel Libro del Tesoriere del Sacro Palazzo Apostolico, è annotato un pagamento per “due quadri d’argento con cornice di rame dorato, lavorati di bassorilievo, uno con S.Maria Maddalena de’Pazzi”. Sebbene le fonti citino molti suoi lavori di prestigio, poche sono le opere giunte fino a noi: nel 1670 il canonico di S.Pietro Marc’Antonio Marescotti lo paga 1000 scudi “per un quadro di bassorilievo di bronzo dorato”;nel 1674, per la chiesa di S,Giovanni dei Fiorentini, realizza la grande cornice, in bronzo dorato e argento,per l’icona mariana dell’altare maggiore; nel 1676 il nunzio apostolico a Parigi gli paga 650 scudi ” per un quadro di metallo di bassorilievo indorato con cornice d’argento e fondo di lapislazzulo”.(13) Al 1677 risale la “coperta” in argento per la Madonna delle Grazie, nella chiesa di S.Maria Maggiore a Tivoli.Come si ricava dalle fonti il Gamberucci realizzò diversi “quadri di bassorilievo”, una tipologia di oggetti che richiedeva una particolare specializzazione ed una non comune tecnica. La presenza del giovane Giovanni Giardini nella sua bottega deve essere stata di non poca importanza, anche se non si ha notizia di argenti realizzati a due mani.
NOTE
- Il Borgia volle che venisse scolpito l’evento sulla sua urna cineraria,nella chiesa di S.Ignazio (1639)
- Nel 1745 G. Cordara scriveva una Vita e martirio del ven. padre Ignazio de Azevedo, con dedica alla santa fiorentina beatificata nel 1626 e canonizzata nel 1669 da Clemente IX
- M.C. Osswald-Josè J. Hèrnandez Palomo, Aspectos de devosao y iconografia dos quarenta martires do Brasil, secc. XVI-XIX, in Sevilla y America en la historia de la Compania de Jesus-Via Spiritus, 2008, pp. 249-268; M.C. Osswald, O martyrio de Ignacio de Azevedo, in Rivista de Historia y Teoria das Ideias, 27, 2010, pp. 163-186
- In collezione privata spagnola si conserva un suo ritratto, di scuola portoghese del XVIII sec. che lo rappresenta nell’atto di mostrare la Salus Populi Romani. Forse ripropone il ritratto che, subito dopo l’accaduto (1570), commissionò suo fratello Geronimo de Azevedo.
- L. de Richeome, La peinture spirituelle ou l’art d’ admirer, aimer et louer Dieu, en touts profit salutère, pubblicato a Lione nel 1611 da Pierre Rigard; si veda anche R. de Koninck, La traversèe des imagines jesuites entre ancien et nouveau mondes, in De zeventiende eeun, 21, 2005, p. 49, che riporta le immagini pubblicate ad Anversa nel 1587 da R.Verstegan in Theatrum crudelitatum haereticorum nostri temporis; idem R.de Koninck, Vidit et doluit, et trucidavit et occidit. Violence de l’idole et imagine de la voilence, in Le theatre, la violence et les arts en Europe, secc.XVI-XIX, 73, 2010
- C. Giometti in Sculture in terracotta-Museo Nazionale Palazzo Venezia, Roma 2009,scheda n.12, p.39 . La formella in bronzo dell’Algardi si trova a New York, Metropolitan Museum, cat. n. 34, pp. 482-483 ,in The holy name:Art of the Gesù- Bernini and his age, a cura di J.W.O’Malley, Philadelphia 2018
- Il quadro del Cortese fu inciso da Anton Birckardt di Augusta ( 1677- 1748). Si veda anche L. Pascoli, Le vite de pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1730, pp. 180-181 e F.Baldinucci, Notizie de professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze 1728, ed. Firenze 1974, I, p. 215
- Il patrimonio artistico del Quirinale-la quadreria, a cura di L.Laureati-L. Trezzani, Roma 1993, scheda n.35, pp. 50-52
- Si ignora dove si trovasse originariamente la tela nel complesso gesuitico. Risulta comunque che la tela fu incisa, poco dopo da Giuseppe Grandi ( cfr.Lisbona, Biblioteque Nationale de Portugal, sez. iconografia, inv. n. 05645)
- Il museo del barocco Romano-La collezione Lemme a palazzo Chigi in Ariccia, Roma 2007, scheda n. 23 di A. Pampalone, pp. 46-47. La presenza di S.Maria Maddalena de’ Pazzi nell’iconografia dei quaranta martiri del Brasile è documentata da un’incisione pubblicata da Alfred Hamy in Gallerie illutrèe de la Compagnie de Jesùs, Parigi 1893, vol. I
- E.Borea, Lazzaro Baldi, in Dizionario Biografico degli Italiani, 5,1963; A. Pampalone, Lazzaro Baldi, Roma 1979,150, n.122; V. Casale, L’arte per le canonizzazioni, Torino 2011
- C.Bulgari, Argentieri,gemmari e orafi d’Italia, Roma I, n.547, pp. 491.492, Roma ed. 1980
- Le citazioni d’archivio sono tratte dall’Archivio della Società Romana di Storia Patria