Il piccolo museo della sacrestia del Gesù conserva un numero cospicuo di reliquiari databili dalla fine del XVI alla metà del XIX secolo. Si tratta di molte opere inedite, tranne una parte, la più importante, pubblicata da me….. Allo studio di questi oggetti si è dedicato Massimiliano Ghilardi, in Melanges de l’ècole francais de Rome, 122-1, 2010, pp. 81-106, con il titolo “Quae signa eranti illa,quibus putabant esse significativa martirii ?” Nel 2010 ho pubblicato Argenti sacri nelle chiese di Roma dal XV al XIX secolo, Roma 2000
Sin dal Medio Evo era radicata la convinzione che nelle catacombe romane fossero stati sepolti esclusivamente i martiri delle prime delle prime persecuzioni.
Nel 1578 si ha la riscoperta di un cimitero paleocristiano che rappresenta un momento fondamentale per lo studio e la ricerca dei cimiteri ipogei. A inizio del Seicento, anche a seguito delle decisioni conciliari, si sviluppò il fenomeno dello scavo dei resti ossei dei presunti martiri e anti (1575).
Il più grande degli studiosi è Antonio Bosio che nel 1608 pubblica “Roma sotterranea”. relativo alla “cava delle reliquie”. Sul mercato cominciarono a girare molti falsi e così, per riconoscere reliquie vere doveva esserci la presenza di oggetti del martirio e della loro professione. Nel piccolo archivio della sacrestia del Gesù ho trovato dei fogli inediti manoscritti che testimoniano la grande importanza che la Compagnia di Gesù riservava a questo problema. Le carte si datano alla seconda metà dell’Ottocento ma è evidente che riportino pedissequamente i documenti preesistenti.
Come è noto l’interesse per le reliquie dei santi e dei martiri sepolti nelle catacombe romane coincide con la nascita dell’archeologia cristiana, Nel 1591 l’oratoriano Antonio Gallonio dedicava due trattati alle vergini romane e agli strumenti del martirio. Il tema è trattato approfonditamente da V. Fiocchi Nicolai :”San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano e le origini dell’archeologia cristiana”, in “San Filippo Neri nella realtà romana del XVI secolo”, a cura di M.T. Bonadonna Russo e Niccolò Del Re, Società Romana di Storia Patria, Roma 2000, pp.107-130.
Il cimitero di San Sebastiano rimane la catacomba più nota. Sopra l’ingresso che conduceva alle catacombe un’iscrizione favoleggiava che 174.000 erano stati i martiri qui sepolti. Va ricordato inoltre che in quegli anni si credeva che tutti i corpi sepolti nella catacomba fossero martiri e santi. Ad esempio si legge in una di queste carte:” In sacello B,M,V della Strada, cioè le due nicchie nascoste della cappella.
In un’altra colonna è riportato : “Clementis martire, ex brachio autentica firmata del card. Colonna, theca ferrea”; un’altra iscrizione riporta:” Reliquiae et thecae card. Colonna, caput et ossa S:M. Justini pueri, extra…San Pontiano in rna lignea deaureata… tabulis christallinis munita”. Altro esempio :” Georgius de Lascaris, ex ossa S. Sebastiani martire in theca argentea ovata ad utraque parte, christallinis munita
In un processo di fine Cinquecento troviamo per la prima volta citati i gesuiti, accusati di estrazione non autorizzata di presunti corpi santi.
A questo punto, come si è già accennato, possiamo introdurre alcune carte inedite relative al problema. Si tratta di elenchi con i nomi dei santi e dei martiri presenti nelle varie catacombe. Sulla base delle autentiche cardinalizie si possono datare a metà Ottocento, ma sicuramente da fine Cinquecento, continuavano ad essere scrupolosamente aggiornate.
Ogni foglio è diviso in colonne e riporta il luogo dove in quel momento si trova“. Un altro p.m.” Segue una lunga particolarissima lista. Una nota a latere del foglio riporta:” Estratto dalla Cappella della B. Maria della Scala del cielo, nel monastero di San Sebastiano alle Tre Fontane, fuori delle mura, dove fu martirizzato San Paolo”. Come si vede si tratta di elenchi lunghissimi con i nomi di tutti i santi e martiri presenti in ogni cimitero. Nella prima sala del museo sono esposti reliquiari di ogni forma e materiale, soltanto alcuni sono in argento e i più belli sono donativi. Va detto comunque che non pochi hanno perduto la capsula contenente la reliquia vera e propria. Sono esposte anche delle grandi teche in legno e vetro che mostrano il teschio di martirio gesuiti. Databili alla metà dell’Ottocento sono un’ altra tipologia di reliquiari che contengono in genere un osso del braccio o della gamba, di forma orizzontale, in metallo argentato e dorato, spesso di manifattura francese e quindi regalati. Ad esempio esiste un femore di S.Pietro Claver C. Sono citati in fine piccoli reliquiari d’argento con le reliquie dei SS. Ignazio e Saverio, “da portarsi agli ammalati”.
Anna Maria Pedrocchi