Banderari e coramari attivi per monsignor Patrizi

Nel 2015 sulla Rassegna degli Archivi di Stato, pubblicai un articolo “Collezionismo Minore” con documenti tratti dagli inventari, redatti dopo la morte del tesoriere (1624) per tipologie di oggetti. Oggi nuovi documenti inediti permettono di dare un nome ad alcune maestranze quali gli argentieri ed i coramari ed  il danaro ricevuto per i loro lavori.  [ nota 1-A.M.Pedrocchi, Collezionismo minore: argenti, parati ,mobili, metalli, gioie nelle” Stanze del Tesoriere”, in  Rassegna degli Archivi di Stato, nuova serie, Roma 2015,  pp.57-96]

L’inventario degli argenti  (1624) è molto corposo ma non rivela i costi ed i nomi degli argentieri. [nota 2- ASR, TNT, uff.2,vol. 92, cc. 397-401] Oggi però i nuovi documenti  ci fanno conoscere nomi e costi. A marzo Francesco Patrizi pagava  “M.o Ambrogio Lucenti argentiero 48,28 scudi  per resto di scudi 88,28 che doveva avere dalla b.m. di Monsignore”. ad aprile Raffaello Gallestruzzi riceveva 57 scudi “per resto e saldo e intero pagamento di argenti e fatture fatte. Ben 318,3o scudi vennero pagati a “M.o Giulio Montefiore orefice per resto e saldo e intero pagamento di  argenti e fatture fatte” [ nota 3, ASC. Libro dell’eredità 1624-1625, cc. 59v,60v,62r] Abbiamo anche i nomi degli argentieri cui il tesoriere commissionò delle opere:  nel 1617 si davano 16,80 scudi a Cristoforo Bussi ” per resto d’un conto di vasi di pasta di vetro montati in argento”;  i vasi erano cinque ed erano coperti di rame argentato. Negli anni 1618-1619 Raffaello Gallestruzzi veniva pagato 100 scudi ” per aver realizzato  vari utensili d’argento “a bon conto deve avere da monsignore 121,84  per un totale di  744.47 scudi. Ancora nel 1618 veniva pagato 104,47 Alessandro Lachi ” per resto d’argento” [ nota 4- ASC, Patrizi t.2, Entrate e uscite 1615- 1619, cc.60v, 61r; 56r, 75v]

Coramari e banderari

[ nota 5- ASR, TNT, uff.2, vol.92, cc. 401v-402v]

Dopo la morte di Solderio,  Costanzo consegnava la lista dei beni esistenti nell’appartamento da lui ereditato; nell’elenco figuravano ” nella sala dell’appartamento nel quale habita detto monsignore, 10 pezzi di corami con le loro portiere”. Per questi corami, commissionati da Solderio,  si pagavano 100 scudi a Ippolito Rossi banderaro, a saldo del lavoro. Nell’arredamento del piano nobile il tesoriere aveva previsto che le pareti dell’anticamera e di alcune stanze si parassero con corami: tra il 1615 e il 1617 si trovano diversi pagamenti a favore di Flaminio Costanzi “coramaro a Tor Sanguigna, per la sala e camera di Mons.re Ill.mo” per un totale di 350 scudi. Il tesoriere si avvalse del migliore coramaro di Roma che “para” le pareti della Sala Regia del Quirinale ( oggi Salone dei Corazzieri), per Paolo V, ricevendo 1000. Risulta attivo anche per i principi Colonna, per un baldacchino nella chiesa dei SS. Apostoli. Originario di Bologna, è presente a Roma, insieme al figlio o fratello  Virgilio, dal 1603 al 1622. Non escludo che fosse della stessa famiglia quel Pietro Costanzi presente a Roma nel 1598. [nota 6- Di. Radeglia, Decorazione della Sala Regia: grottesche e corami dipinti, in Bollettino d’Arte, VI,1999, pp. 191-192] Come abbiamo visto, nel 1617 Francesco Patrizi, fratello di monsignore, pagava 100 scudi ad Ippolito Rossi banderaro, per fattura di  un “paramento di damasco a serra verde e giallo con fregio,frange, fettucce, corda da capo, anelli da piedi”.[ nota 7-t ASC, Millini t.28,  Casa Patrizi per Caterina Pinelli, 1616-1653, carte non numerate;  26, Millini t.26, 1599-1647, carte non numerate] Molto alti sono i costi per l’arredo dell’appartamento al piano nobile: si pagano 13 scudi a Carlo Ghezzi di Orvieto e Domenico Gambirasi bergamasco per la valuta di oro e argento dato per ricami; il banderaro Pietro Paolo Sangallo riceve il saldo di 277 scudi; ” per oro e seta sono pagati Battista e Geronimo”.  I tappezzieri Prospero e Donato Ricci  sono pagati “per la valuta di damasco verde, scudi 78 e scudi 39,50 Leone di Turano e Raffaele di Rignano hebrei”. Si fanno venire poi da Napoli velluti e damaschi ( 90 scudi). Nel  1624 Giovanni Guicciardi riceve 100 scudi  ” a saldo di lavori di corame, bandinelle e un cielo”. [ nota 8- ASC,  Patrizi t .7, Libro dell’eredità 1624- 1625, cc. 58r,58v,60r, 64v, 91r-91v].